Oggi non parliamo della monotonia di Mario Monti, ma di ricerca dello stupore.
Prendi Louis Ferdinand Céline. Céline non è più di moda perché Céline lo capisce solo Céline.
E il nostro modo di conoscere e di interpretare la realtà è condiviso, non solitario. Questo da quando internet è (purtroppo / per fortuna) spesso la prima e l’ultima cosa della giornata che facciamo.
Leggi Céline e te ne accorgi. Céline è ciò che di più distante esista dall’altro. Lontano dalla gratuità del significato. Mille miglia dalla facilità dello stupore.
Il nostro scibile invece è condiviso. Punto. Se tutti diciamo che i fratelli Coen fanno grandi film, i fratelli Coen fanno grandi film.
Da quando internet ce l’hai nel cellulare, la conoscenza non è più fine a se stessa. Il vecchio paradigma non tiene più. Il sapere non è più intrinseco. La conoscenza è un continuo processo ermeneutico: noi continuiamo a cercare significati nella liquidità degli input che ci vengono offerti e che creiamo.
E per questo motivo oggi viviamo poche esperienze profonde e intense. Per la velocità della ricerca di stupore.
Prendi Céline e ti accorgi del contrario. Céline scava e scava fino a che non lo vedi più.
Ma noi non abbiamo tempo di seguirlo.