01/02/2012

Lo stampo dee martondee

antonio-polito-alessio-sartore

Verso gli otto anni di età, mio padre mi costrinse al trasporto delle, lo dico alla padovana quindi senza elle, stampo dee martondee.

Lo stampo consisteva in un sacchetto da non appoggiare al suolo per nulla al mondo altrimenti si sarebbe rovinato.

Tutto il giorno con queste benedette martondee in mano senza la minima idee di che cosa fossero.

Alla sera, i grandi sono venuti da me e mi hanno chiesto di aprire il sacchetto per poter prendere lo stampo.

Eravamo tutti in cerchio, loro così alti e grossi da farmi ombra.

Il sacchetto conteneva sassi. Piccoli stupidi sassetti.

Tutti risero e io piansi. Che umiliazione!

Mi diedero una pacca sulla spalla e mi sentii parte di un gruppo.

Questo non è Libro Cuore (ma si legge ancora?), ma uno schiaffo. Simbolico e non sindacalista.

I genitori della generazione dei baby boomers invece, “la prima generazione ad aver disobbedito ai padri e la prima ad aver obbedito ai figli”, diceva Antonio Polito ieri sul Corriere, sono “sempre pronti a battersi perchè venga loro spianata la strada verso il nulla”.

Sarà per questo che la maggior parte dei miei coetanei non sa cosa fare nella vita?

Si è sempre evitato di farci incappare nelle trappole della vita?

O siamo noi ad aver sempre percorso con il pilota automatico l’autostrada dell’irresponsabilità? (wow, questa mi è uscita così!)

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