La stampa è definita, ferma, dritta immobile.
Il web è in definizione, nomade, affamato e di corsa.
Prendi le poesie.
Le poesie vengono così, sono tutta anima. Prima ossigeno e poi forma.
Hanno un cuore, una vita, crescono e sono bambine. Poi invecchiano e a volte muoiono pure.
Come le trasmetti?
Sul web le metti giù e crescono.
Su carta le stampi e si fermano.
Ormai capisco a fatica la definizione. Le cose ferme, definite una volta per tutte.
La nostra condizione di vita è definita al minimo.
Non lo vogliamo, noi vogliamo cambiarla, farci scuotere, sorprenderci. Anche se fa paura.
La stampa fissa come ormai più nulla.
Il web prende perché niente è per sempre. Ma lo è ogni volta diverso. Nuovo.
Eppure se non stampi non sembra vero.
Se non lo tocchi non ti pare la stessa cosa.
E la stampa è meravigliosa perché ha quel gusto feticista e necessario del tatto e olfatto.
Chissà cosa dirà l’editore. (Finger crossed)