Radio Bullets – Sharon che pianifica una fuga

Il podcast e il testo della puntata di La storia della tua mappa del 18 07 2016 per Radio Bullets

Dove sono nata e dove e come ho vissuto non ha molta importanza. Ciò che conta è quello che ho fatto dei luoghi e dei modi in cui sono vissuta.

Queste parole sono di Georgia O’Keffee, pittrice statunitense che decise di trasferirsi a vivere da New York in un deserto soltanto perché lì sentiva quello che lei stessa chiamava il Sense of Place, il senso, il significato del luogo. Il deserto era quello del New Mexico.

E nel deserto del New Mexico, a Las Cruces, ho incontrato Sharon. La sua è la storia di un’amicizia, una fuga e tante ceramiche.

Sharon a Nairobi a 14 anni per la prima volta incontrò suo padre. Lui viveva a Stoccolma. Si era spostato dal Kenya dopo aver lasciato la famiglia che Sharon aveva meno di due anni. A otto anni la piccola Sharon cominciò a sognarlo. Sogna un padre di cui non aveva visto nemmeno una foto, a parte una vecchia polaroid nascosta tra le cose di sua madre, lui la teneva in braccio, erano davanti casa. Di lui sapeva solo che era un ceramista, e la casa era ancora piena delle sue ceramiche colorate. Lo immaginava buono e generoso, un padre che avrebbe esaudito tutti i suoi desideri e detto di si a tutto ciò che sua madre e il suo patrigno le negavano. A 14 anni il desiderio di incontrarlo diventò una necessità. Si era iscritta ad un liceo artistico per diventare ceramista e un giorno, bevendo un milkshake nel bar sotto casa, Sharon vide sua madre trasalire. Al banco, in piedi, stava il padre biologico di Sharon. Ma “fu il più imbarazzante degli incontri”, così lo descrisse. In quelle due ore Sharon quasi non si mosse. Suo padre era sì generoso e gentile, ma rimaneva un estraneo. L’effetto però fu positivo nei confronti di sua madre, da cui si era allontanata negli ultimi anni. La distanza nei confronti del padre permise per contrappasso un riavvicinamento con sua madre.

Quando il padre di Sharon la salutò, a bar dopo il milkshake, le disse “Ci vediamo Nyambura”. Nyambura è il suo secondo nome, e Lynn, una ragazza in classe con lei e casualmente nel bar, si girò perchè Nyambura è anche il suo secondo nome. Il giorno successivo a quell’incontro Sharon e Lynn risero di questo e alla mensa rifletterono sui loro genitori, sulle severe regole della scuola e per i successivi tre mesi pianificarono una fuga. A maggio Sharon e Lynn scapparono per tre giorni, dormirono da un’amica più grande di Lynn e si avvicinarono al punto da costruire un legame di amicizia mai provato prima. Ma poco dopo Lynn andò al college a New York e per i due anni successivi l’unico loro contatto furono i like alle rispettive foto su Facebook. Ma anche Sharon vinse una borsa di studio per un college negli Stati Uniti e nel New Mexico conobbe Angela, una ragazza messicana che la invitò ad andare con lei a New York a spendere lo spring break e lì, in una città di otto milioni di abitanti e precisamente a Brooklyn nel quartiere di Greenpoint, Sharon vide Lynn uscire da un negozio di vestiti di seconda mano. Due anni più tardi, lo scorso febbraio tornarono insieme a Nairobi dove oggi vivono creando ceramiche che raccontano di loro e dei luoghi dove hanno vissuto.

E allora da Nairobi a New York a Las Cruces cosa importa dove e come si è vissuto, come diceva Georgia O’Keffee, importa ciò che si fa dei luoghi e dei modi in cui si è vissuto. Che siano un’amicizia, una fuga, o delle ceramiche.

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