Radio Bullets – Alessia che si immerge nelle città

Radio Bullets – Alessia che si immerge nelle città

Succede a volte che ti trovi in una città e camminando verso il centro scopri che le linee, le forme e i colori assomigliano al tuo stato d’animo.

E ti chiedi se sei tu a prendere la forma della città o se al contrario è la città che si trasforma con te.

E ti perdi in certe vie, o guardi distratto un monumento, o sbirci senza volerlo dentro a finestre aperte di una casa

e ricordi persone che non hai più incontrato, ma che adesso riconosci, coperte semplicemente dall’invisibile velo del tempo, sospese nel momento in cui eravate lì, insieme.

E quella persona, quel ricordo È come se volesse darti qualcosa senza chiedere nulla in cambio, un dono. E tu non puoi fare altro che accettarlo perché è già lí. È già qui.

Alessia era partita da udine per finire l’università a verona. Abitava in un piccolo appartamento e presto al mattino andava a correre nel parco vicino a casa. Presto perché non le andava di incontrare nessuno e correva con la sua tuta adidas rossa lucida, le tre righe giù per sue gambe lunghe. Ci andava due volte la settimana, mi ha detto, e quella mattina proprio non c’aveva voglia, ma era mercoledì e il mercoledì è il giorno dei cinque chilometri. infiló la tuta ma prima fece colazione e furono proprio quei dieci minuti di ritardo che le fecero incontrare lui. Si erano già visti ad una festa, poi a casa di amici, poi al concerto dei sigur ros con gli aerei del vicino aeroporto che sembravano portarsi via quei suoni, poi nell’edicola della stazione e lui le aveva dato la sua copia di internazionale perche erano finite e adesso qui, alle sei di mattina sulle scale di un palazzo

e non poteva fare altro che chiedersi che cosa facesse lui lì. Ma non disse nulla. Nemmeno lui. Non parlarono mai se non una volta, quella volta in stazione, c’era casino, lei non aveva capito bene ma lui disse: anche tu ti stupisci delle cose ovvie?

Alessia non lo vide più, andó a vivere a torino dove trovó un ragazzo e adesso vive con lui e un cane, un bassotto, di cui non so il nome perche nn me l ha detto

Ma a torino le forme dei palazzi e le linee delle strade sono semplici e i colori tenui e quindi è più facile perdersi e immergersi dentro alla città e non c’è da stupirsi se un giorno ad Alessia, al parco di porta palatina con il suo cane, le sembró di vedere lui.

Camminava di spalle, i capelli ricci neri neri. Lei lo guardò e lui si fermò in quel momento. Giró la testa e stette lì, si salutarono con un cenno del capo e la bocca tentó un sorriso, ma credo fosse involontario.

Il bassotto le arrivó addosso con una pallina da tennis in bocca e lei non fece a tempo a rialzare gli occhi che lui non c’era più, solo un filo di vento. Ma a luglio.

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