Ieri sera ho assistito ad una bella rissa.
Non che le risse siano belle.
Stavo andando a prendermi un kebab in corso Padova a Vicenza e il mio kebabbaro di fiducia stava facendo a pugni con un tizio.
Così, per strada.
La maglietta bianca aveva macchie di sangue. L’altro sembrava messo meglio.
Il socio del kebabbaro stava a guardare con le braccia conserte appoggiato ad una macchina. Sembrava uno di quei coach di pugilato che guardano da bordo ring.
Si vedevano due cose per certi versi opposte:
– la finità del corpo umano, che non è fatto per lottare. Un tronco con due estremità di braccetti che svolazzano
– la durezza del corpo. Un pugno, due tre, spinte etc ed era sempre lì, sempre in piedi.
Le macchine passavano e suonavano, ma nessuno si è fermato.
Una resa dei conti. Tra di loro parlavano italiano quindi mi chiedo di che nazionalità fosse l’altro.
La cosa meravigliosa è che tutta la scena era polically incorrect.
Era proprio il modo più sbagliato per fare qualsiasi cosa stessero facendo.
E questo la rendeva ancora più reale, meno burocratica, viva.
Il kebab l’ho preso un po’ più in là, vicino a Ponte degli Angeli.