Libri, non-luoghi e Istanbul

Ieri si è concluso il Salone del Libro di Torino.

Torino è in sobbuglio in questo periodo: Compleanni, Alpini, Ciclisti, Libri, Fassini…

Al Salone del Libro era la terza volta che ci andavo, e parlando con gli editori succede questo:

1. i librai sono mangiati dalle grandi catene e chiudono.

2. gli acquisti su internet di libri aumentano ma è sempre una fetta piccola del mercato.

3. in fiera si sono fatti il doppio delle vendite di libri in confronto all’anno scorso.

Tutto chiaro. Prendi qualsiasi settore e il trend è sempre lo stesso:

Il negoziante che non si è ancora svegliato e non offre un servizio non sopravvive. Se vendi libri, o strumenti musicali, o vestiti o caffè, quello che devi dare ai consumatori è un servizio in più. Se il negozio è un luogo di stockaggio della merce, perchè ci dovrei venire da te e non acquistarlo su internet con lo sconto?

Se vendi libri, fa eventi con gli scrittori. specializzati sulla montagna. Invita Mauro Corona tutto graffiato e prepara un fiasco di rosso. Se vendi pianoforti, invita i pianisti a tenere clinics. Fa una serie di eventi per parlare di come Herbie Hancock si è avvicinato al buddhismo. Anzi meglio, mischia Corona e jazz, Siddharta e Merlot.

Il negozio non può più essere un non-luogo come una stazione ferroviaria o la dogana per entrare in Croazia.

Molti negozi sono ancora non-luoghi. Ma se decido di venire da te è perché in cambio mi dai una esperienza.

Aprire una libreria è un’idea molto romantica. Tutti consigliano di non farlo. Secondo me invece mancano le librerie-esperienza. O sono pochissime. ricordo una libreria-caffè-concerto a Istanbul piena di lettori sui sofà. Un bar-libreria a Torino. Un jazz-bookshop a Portland. La Citylight Bookshop a Little Italy di San Francisco.

Esperienze. Luoghi che ti ispirano. Poltrone. Odore di legno e poesia. Libri Libri Libri.

Partiamo?