Porta Ticinese a Milano.
Passano single speed fluorescenti. Dimentichi dove sei e parli da solo. Suoni la fisarmonica senza spegnere la sigaretta.
E’ così anche a Portland, dove un ventenne col frac pedala il suo risciò per portare in giro due turisti tedeschi sui settanta.
Tokyo lo sa perchè a Shibuya una ragazza cammina nella sua minigonna da studente ed è bellissima.
Non scendi dalla tavola da surf a Cape Town e sei biondo e pieno di sale nei capelli e gli squali sotto.
Poi magari nasci lungo una strada con trentamila macchine che passano davanti a te quindi la finestra la tieni chiusa.
Magari di fronte c’è una fabbrica con le palle colorate e non riesci a capire perchè.
Magari vedi gli operai con le tute blu in bici passare al mattino quando l’aria è frizzante e pizzica le narici.
Magari passi dieci anni a giocare a calcio nello stesso campo e vai a fare le partite la domenica e indossi la maglietta col tuo numero e capita pure che fai il capitano e non te lo dimentichi.
Magari a volte non hai voglia di parlare.
Magari succede che fai il tuo primo viaggio da solo ma sei così piccolo che piangi e basta.
Magari l’Inghilterra non è un posto qualsiasi.
Magari succedono cose brutte.
Magari torni in Porta Ticinese e ormai hai trentanni e la cravatta e ti giri con un Campari sbagliato in mano e la cravatta sottile vola al rallentatore come volava l’urlo ventanni prima quando hai segnato un gol con tuo papà che ti guardava e pensi che vorresti ventanni in meno o anche due ma non puoi.
Qui si apre una serie di racconti di provincia.
Perchè è la provincia da dove veniamo.
Il seme.
photo credit: La Orni