Perchè andarsene?
Vicenza è una bella città. Parise l’ha definita: un esperimento scenico.
Verissimo. Tutto è strano, quasi irregolare. Certe sere d’inverno sembra un film di Fritz Lang.
Il palazzo della Provincia di fronte alla Basilica proprio non hanno niente di cui spartire. Bello.
La Rotonda è -semplicemente- perfetta.
Cammini Vicenza e in cinque minuti sei ovunque.
C’è un cinema d’essai e vecchio più di centanni, l’Odeon.
C’è la piscina piena di bimbi rompipalle al patronato.
C’è la gastronomia buona, il Ceppo, quando non hai voglia di cucinare (sempre).
C’è il monopolio delle librerie, Galla, ma non è una dittatura. Almeno da fuori non sembra.
C’è il fiume, i fiumi, che fanno i matti. Alluvione.
C’è il Sartea. Prima c’era l’Astra, lo Ya Basta, il teatro.
C’è il diventare grandi.
Per me ci sono tanti di quei ricordi concerti sere birre lacrime risate e attese che in nessuna città del mondo.
C’è l’aver trovato l’amore e l’amicizia.
C’è il Pitanta, la palestra e certi tramonti.
Vicenza la puoi tenere in mano ed è umida delle notti del peccato.
Eppure mi sa che lascerò Vicenza.
E’ ora.
Non fermarti.