Radio Bullets > Day a Peschici rincorre il suo dubbio

Podcast per Radio Bullets del 26 settembre 2016

A Peschici Day rincorre il suo dubbio

Infila la mano dentro ad una scatola e ne estrae un pennello. Lo inzuppa in un barattolo e lo alza guardandone da vicino la testa incappucciata di azzurro. Continua a dipingere la sua tela. Day è un pittore che vive a Peschici, nel Gargano, e ci vive perché a Peschici la luce non sbatte contro le cose ma ci si appoggia sopra. E i suoi quadri disegnano orizzonti sempre indefiniti, mescolati all’acqua. L hai visto Rasho-mon, il film di Kurosawa del 53? Mi chiede. Quel film è tutto un dubbio, tutto un orizzonte. L’orizzonte è come il dubbio, continua, nella vita se non dubiti è come non guardassi lontano.

A Peschici ci è arrivato da Parigi. Figlio di un pittore vietnamita, Day a vent’anni raggiunge l’Italia in autostop. Sono gli anni settanta e poco fuori Siena sale sull’auto di una principessa siciliana, che stava raggiungendo Assisi con la figlia per la giornata della pace. Stanno insieme una settimana e forse si innamorano, questo non lo so.

Poi è A Roma dove inizia a lavorare nel cinema. È abile con le mani, sa tagliare le pellicole e incollarle con una tale precisione e rapidità che i registi di Cinecittà se lo contendono per i seguenti dodici anni. A roma conosce Nina, ungherese, che gli legge la mano e gli ricorda il suo destino, quello del pittore, e vivono insieme fino alla fine degli anni Novanta, quando un giorno Day ritorna a casa e lei non c’è. Non ci sono più le sue cose, niente. Nemmeno lo spazzolino o la tazzina con cui beveva il caffè. E comincia a chiedersi se Nina è mai esistita.

Nei primi duemila Lavora a Matera come proiezionista durante le riprese della Passione di Mel Gibson e decide di chiudere con il cinema perché con le nuove macchine la sua manualità, come dice lui, ormai è malinconica. alcuni amici gli avevano parlato della luce del Gargano e lui ne approfitta per raggiungerlo e percorrerlo in lungo e in largo, in autobus e a piedi, e fermarsi a Peschici, dove trova il suo Rasho-mon, il suo dubbio, quell’orizzonte mescolato in cui il cielo è mare e viceversa.

A Peschici Day ci vive da allora, nel suo studio bianco e azzurro con il wifi dei vicini e il suo accento ancora francese. i miei nuovi compaesani sono come gli isolani, confida, a volte mi accolgono e altre mi accettano. mentre lo dice con i ritagli della carta per acquerelli fa dei gattini che fumano. poi molla tutto e mi prende la mano. gira un pennello e comincia a farlo scivolare lungo le linee della vita, della mente e del cuore. poi apre la sua e distende il pollice a rivelare un linea ad anello. più la linea è marcata, sussurra, e più hai dubitato, sei andato oltre al tuo destino, hai guardato l’orizzonte fino a mescolarlo alla tua volontà.

Condividi questa storia