Mille volte Urlo

E’ più che altro un’impressione quella che ti resta, come il sole sulla retina quando chiudi gli occhi dopo averlo fissato.

Urlo è forse la poesia piu potente del dopoguerra americano.

Allen Ginsberg a 30 anni ritrae gli squilibri dei giovani americani negli anni 50 zoppi senza terra sotto ai piedi per una bomba esplosa lontano.

Urlo è una sassata contro una finestra, mille volte rotta mille pezzi mille notti fa.

Rob Epstein e  Jeffrey Friedman (ricordate il bellissimo Milk) ne fanno un film, più un documentario, o qualcos’altro, insomma come fai a dare un nome a un’ora e mezza che anima una poesia..

Non ci riesci neanche se sei all’Odeon a Vicenza ed è vecchio cent’anni e le sedie sono strettissime e sei entrato senza pagare e ti hanno detto vai vai tanto non c è nessuno con un gesto della mano.

Non è che sia un bel film in realtà. Non puoi dire: bello.

Ma ha quel gusto di dolce che appiccica alle labbra. Più che dolce, agrodolce.

Lo stesso che senti all’uscita della sala quando ti accorgi di fischiettare la notte.

Il buono del film, per cui vale la pena vederlo, è l’impressione che ti rimane fissa sulla retina.

Urlo, la poesia, è lì per aprire discorsi che qui sarebbero troppo lunghi.

Urlo a tredici anni ti cambia la vita.

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Aprite due finestre. Spendete 10 minuti: qui il testo e qui il video

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