Bukowski e la festa della donna

Otto marzo: festa della donna: terribile.

Fossi donna non festeggerei la festa della donna.

Dire Festa della donna è come mettere la donna nella posizione della povera Ofelia, che affoga nel fiume vittima degli eventi.

Ma Amleto è lontano e l’inverno sta finendo.

Allora per l’otto marzo consiglio di rispolverare Donne (1978) di Charles Bukowski.

Uno pensa a Bukowski come ad un misogino senza speranza, e infatti se capita di rileggere Donne non si sbaglia di molto.

La prosa è secca, diretta, ricorda sicuramente Hemingway, ma va più veloce, improvvisata.

Donne racconta la miseria di un uomo di cinquant’anni che nella vita ha sbagliato tutto e non può fare a meno di innamorarsi ogni giorno di una donna diversa e trattarla male perchè sa di essere trattato male.

A sbirciare tra le righe si legge il bisogno di Hank Chinaski, pseudonimo dell’autore, per il genere femminile.

Senza donne manca la realtà.

Ma il bisogno non è una bella cosa.

Quando hai bisogno di una persona, le cose non vanno a finire bene.

Ti amo perchè non ho bisogno di te.

E’ una frase bellissima, ma Charles Bukowski non l’ha mai scritta.

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